I Lucani sono consapevoli che le estrazioni petrolifere in Basilicata stanno compromettendo la salute, il territorio e le economie locali. In particolare in questi giorni di emergenza Covid, nei quali la riduzione del prezzo del petrolio ha ridotto all’osso le già misere royalties che le compagnie petrolifere riconoscono alla Basilicata. Il segnale arriva dalle oltre 10.000 firme raccolte dall’Associazione Antinucleare ScanZiamo le Scorie attraverso la piattaforma Change.org (https://goo.gl/VsHWuz) nella quale si chiede alle Istituzioni di intraprendere una moratoria di chiusura delle attività estrattive sul territorio della Basilicata per adottare una strategia di uscita dalle fossili.
Mentre gran parte della penisola nei giorni di lockdown pur nel dramma del momento, ha potuto ammirare immagini (purtroppo oramai inedite) della natura che si è riappropriata dei suoi spazi, in Basilicata nel silenzio generale vediamo sempre le stesse immagini: fiammate dai centri oli nel quale il greggio viene lavorato e morie di pesci. Il tutto senza alcun riscontro da parte delle Istituzioni e degli organi di controllo. L’osservatorio e le attività di monitoraggio che devono garantire la trasparenza su queste attività al momento non sono ancora funzionali.
Alla già drammatica situazione si aggiungono le conseguenze che con molta probabilità deriveranno dalla modifica in corso al quadro regolatorio in materia di radioattività, il quale sembra comportare una riduzione della protezione della popolazione e conseguentemente un aumento dei rischi che minano la salute pubblica, così da favorire, in particolare le attività coinvolte con la radioattività, come quelle petrolifere. Motivo per il quale abbiamo scritto nei giorni scorsi al Ministro Roberto Speranza e tutti i Parlamentari Lucani.