Atti di vandalismo ad opera di un singolo soggetto, probabilmente una persona con un profilo personale disturbato. E’ questa la pista più battuta da chi sta indagando sui numerosi casi di auto incendiate di notte nel centro abitato di Marconia. L’ultimo episodio si è verificato due giorni fa, intorno alle 3.00: quando la città dormiva, qualcuno, forse spostandosi in bicicletta, ha individuato nuovamente un mezzo a cui dar fuoco ed ha proceduto nel suo disegno deviato dopo aver fatto cadere la sua attenzione su una Peugeot di proprietà di un familiare di un poliziotto in forza al Commissariato di Pisticci, proprio l’organo deputato ad indagare sui numerosi casi che stanno preoccupando da tempo la comunità del centro jonico. Senza scartare altre ipotesi, l’idea sembra quella che il lavoro dell’uomo poco abbia a che fare con l’atto, che viene fatto rientrare nel calderone degli altri recenti episodi registrati Marconia a partire dallo scorso ottobre.
Dall’aprile 2015, invece, i casi sono una quindicina, anche se non tutti rientrerebbero nella stessa ipotesi investigativa. L’idea dello squilibrato che si sta in qualche modo divertendo a gettare il panico nella comunità dando corpo al suo folle disegno incendiario, sembra tuttavia essere affiancabile quantomeno alla maggior parte degli eventi (fra questi si era parlato in un paio di circostanze di fenomeni di autocombustione, mentre in un altro caso, rimasto isolato, il colpevole fu assicurato alla giustizia).
Un uomo, l’altra notte, sarebbe stato notato mentre si allontanava in bicicletta dal luogo in cui la Peugeot stava bruciando, in via Venezia. Secondo indiscrezioni non sarebbe la prima volta che la circostanza viene fatta rilevare agli inquirenti che per ovvie ragioni tengono il massimo riserbo su questo elemento, anche se sicuramente hanno ascoltato alcuni testimoni. Emerge adesso che nei pressi di altri roghi sarebbe stato visto aggirarsi un soggetto in bici. Se, come si ipotizza, il suo fosse davvero un profilo mentale disturbato, la scelta delle vittime potrebbe non avere un filo conduttore o averne uno dai lineamenti molto particolari e soggettivi. Proprio la difficoltà di mettere a fuoco un movente e, a quanto pare, l’assenza di collegamenti fra le vittime, avrebbe sfavorito finora le indagini, con gli inquirenti costretti a brancolare nel buio. Da tempo venivano scartate ipotesi connesse alla criminalità organizzata, anche per l’assenza di presupposti economici nei profili dei soggetti interessati dagli incendi, ma non è stato elemento sufficiente a venire a capo di questa lunga stagione di atti incendiari che, si spera, possa terminare al più presto.
Roberto D'Alessandro