22Dicembre2024

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Don Michele Leone trasferito a Matera. Notizia shock per i fedeli parrocchiani di S.Antonio

La notizia era nell’aria. Domenica durante la celebrazione delle S.Messe in S.Antonio, la conferma dalle parole del parroco don Michele Leone che fra qualche giorno lascerà la sua parrocchia pisticcese per trasferirsi a Matera dove assumerà il ruolo di parroco nella Parrocchia S.Agnese. Tutto ciò, per volere dell’Arcivescovo don Giuseppe Antonio Caiazzo.
Si dovrebbe trattare di un incarico a tempo, atteso che Don Leone comunque rimarrà parroco di Sant’Antonio, coadiuvato da un giovane sacerdote del posto (si parla di don Mattia Albano) che sarà nominato amministratore parrocchiale, mentre a don Michele sarà conferito un nuovo ruolo amministrativo in Curia.
Il tutto, secondo quanto ci ha comunicato lo stesso don Leone, sarebbe stato ufficializzato agli inizi di settembre con la pubblicazione dei decreti di nomina. “Bisognava custodire il segreto – ha spiegato - ma la notizia è trapelata ed è iniziata una raccolta di firme per chiedere al Vescovo di non procedere. Sono stato costretto, dopo aver consultato il Vescovo, ad intervenire per chiedere alla comunità di accettare la decisione della Curia e sospendere la raccolta delle firme”.
E’ chiaro che la notizia ha colto un po’ di sorpresa e con parecchio rammarico i fedeli pisticcesi che conoscono don Michele da bambino, poi impegnato in modo fattivo ed essenziale, come parroco di S.Antonio. Dispiace però, che la notizia segue quella che recentemente abbiamo conosciuto come la “nuova primavera” della chiesa pisticcese, caratterizzata dal boom delle nuove giovani ordinazioni sacerdotali – in cui proprio don Michele ha ricoperto un ruolo importante - e la nomina di nuovi parroci. Purtroppo alla base del nuovo corso che avrebbe determinato la decisione del vescovo, nuove situazioni tra cui anche i trasferimenti di altri ordini religiosi come i Padri Maristi, che dopo oltre mezzo secolo di grande apostolato nella zona di Marconia, Tinchi, Centro Agricolo, Casinello, per volere superiore, sono costrette a raggiungere altre comunità di fedeli.
Ora siamo ad agosto 2020 e non a caso vogliamo ricordare che 67 anni fa (1953), la diocesi di Matera, registrò, forse, la prima rivolta (pacifica, ovviamente) di fedeli contro il proprio vescovo, e la cosa interessò proprio una parrocchia pisticcese. A scatenare la protesta, l'ordine da parte del responsabile della Curia materana, il vescovo piemontese monsignor Vincenzo Cavalla, di trasferire il sacerdote don Giovanni Mele, dalla parrocchia S. Pietro e Paolo di Pisticci guidata dall'arciprete don Vincenzo Di Giulio, alla Curia materana.Provvedimento mal digerito dai fedeli della prima parrocchia pisticcese, dove da qualche anno, don Mele era stato chiamato dalla sua Ginosa a ricoprire la carica di vice parroco. Accoglienza con un alto gradimento tra i fedeli che in lui apprezzarono innovazioni e modi di pregare e accogliere soprattutto i giovani iniziati a frequentare l'A.C. fino ad allora qui, quasi sconosciuta. Una rivoluzione in piena regola, determinata proprio dalla presenza del giovane prete che operò anche tra poveri e ammalati, come mai nessuno aveva fatto, a dimostrazione che l'apostolato predicato e messo in pratica, era quello giusto per questa comunità. La “bella” stagione pisticcese di don Mele però, improvvisamente finì. Bastò l'indiscutibile ordine di monsignor Cavalla che, evidentemente per ovvie ragioni di Curia, aveva deciso di portare il sacerdote a Matera. Da qui una vera e propria sommossa di fedeli che non accettavano e non si spiegavano questo, per loro, "inopportuno" trasferimento proprio mentre si raccoglievano i frutti del rivoluzionario impegno del giovane prete. Tanti i tentativi ma la "rivolta" non approdò a nulla perchè il vescovo non ritornò sulle sue decisioni. La delusione e la rabbia dei fedeli fu grande. Per un po’ a farne le spese fu quella parrocchia, che ne risentì parecchio fino all’arrivo di don Mario Florio. Monsignor Cavalla, morì improvvisamente in Curia il 14 febbraio del 1954. Proprio tra le braccia di don Giovanni e, per l’occasione Pisticci onorò come si deve la memoria del "suo" vescovo con una presenza massiccia alle esequie in cattedrale. Ovviamente la cosa non ha nulla a che vedere con il trasferimento di don Michele che comunque i fedeli devono accettare nel rispetto delle regole della Chiesa, dello stesso parroco e dell’Arcivescovo che, evidentemente avrà le sue buone ragioni per questo trasferimento peraltro, accettato con “perfetta” ubbidienza da don Leone.
L’auspicio, per i fedeli, è solo quello che don Michele, al termine del mandato, possa veramente ritornare tra i suoi fedeli pisticcesi. Ma in questo caso, il ruolo principale potrà essere ricoperto solo dalle preghiere. Che sanno fare anche miracoli!

Michele Selvaggi

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