Dante, scuola di vita. Il classico 'G. Fortunato' incontra Filippo La Porta
- Post 12 Gennaio 2019
Non un Dante spirituale, non un Dante religioso, ma un Dante etico può parlare ai ragazzi di oggi che sono avidi di capire come discernere il bene dal male in un mondo che ha reso sempre più difficile e poco immediata questa distinzione. E non una chiave moralistica che non avrebbe alcuna efficacia su ragazzi che oggi hanno di fronte a loro le grandi possibilità del web e della comunicazione. Perciò - dice l’Autore -, per Dante è bene ciò che dà realtà e male ciò che toglie realtà alla propria vita e a quella degli altri.
Così sono stati spiegati i sette peccati capitali, con un’esortazione coinvolgente a prendere coscienza di quale sia il proprio peccato capitale, quale sia la personale debolezza di ciascuno, giovani e meno giovani, esortazione quanto mai lontana da una visione dal sapore catechistico, ma piuttosto semplicemente umana. Così, senza mai allontanarsi dal testo dantesco, ma facendo parlare sempre Lui attraverso La Commedia, si è passati a giudicare gli orrori di Hitler e del Nazismo che, appropriandoci del punto di vista dantesco, sarebbe annoverato tra i violenti contro il prossimo, per puntualizzare che la grandezza storica non è per forza grandezza etica.
Si è potuto quindi fare esperienza e toccare con mano una scuola capace di uscire dalle aule ed intercettare le migliori energie presenti nel dibattito culturale nazionale; un fare scuola fondato sull’imprescindibile rapporto studente-docente che rende i ragazzi capaci di interloquire in maniera adeguata con grandi personalità, che stimola al dialogo e fornisce gli studenti degli strumenti essenziali per affrontare le sfide del mondo presente e del proprio futuro.
Linda Perrone
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