La costa metapontina: una 'passeggiata' tra idee e speranze
- Post 11 Settembre 2018
Sembra che si tratti di un progetto ampio e articolato, persino complesso a meno che non diventi la solita sommatoria di episodi tra loro scollegati perché mancanti di obiettivi condivisi.
Oltre ad esprimere speranze, sommessamente mi permetto di dare qualche consiglio, forse utile al territorio, sicuramente alla mia coscienza.
Spero che l’operazione tenda allo sviluppo concreto del territorio prendendo in considerazione sia le realtà consolidatesi negli ultimi tre decenni, sia quelle in via di realizzazione e sia, infine, le proposte che lo stesso progetto dovrebbe avanzare.
Se questi sono i presupposti, il progetto dovrebbe essere generato dalla vocazione dei luoghi sulla base dei caratteri naturali e antropici e dovrebbe interpretare le relazioni tra le diverse “marine”, sia contigue che distanti tra loro. Nel fare progettuale inoltre, non andrebbero omesse le potenzialità dei luoghi, quelle caratteristiche ancora inespresse e che, qualora slatentizzate, apporterebbero enormi vantaggi.
A Pisticci e altrove, eviterei che l’intervento impedisca la vista del mare dalla terra per evidenziare il rapporto tra i due sistemi naturali proprio laddove si incontrano; il sistema costituito da mare, battigia, duna, pre – duna, cespuglieto e pineta deve rimanere leggibile anche in presenza di un manufatto architettonico qual è il “lungomare”. Punterei sulla caratterizzazione ecologico - naturalistica senza tuttavia negare opere architettoniche ben progettate e relazionate al paesaggio; rifletterei sul parcheggio delle auto in aree non diffuse ma circoscritte e mimetizzate con alberi; garantirei la funzione di corridoio ecologico della pineta retrodunale che, per essere veramente tale, oltre a non essere interrotta, andrebbe ampliata a tergo sui terreni sabbiosi non idonei all’agricoltura.
Riguardo all’intero progetto costiero, sarei attento a evitare che nel tempo nasca una sorta di città – lineare lungo la costa a svantaggio del già scarno tessuto demografico delle aree interne; al contrario, lavorerei affinché il benessere della costa riverberi verso le aree pedecollinari e collinari come già auspicato nel Documento Preliminare al Piano Strutturale Provinciale di Matera, redatto dal sottoscritto ed altri, alcuni anni fa. In tal senso opererei per stabilire rapporti di reciprocità tra aree rivierasche e centri storici perché ritengo che siano tra loro complementari. Ad esempio, i punti di forza del comune di Pisticci sono la costa e i rioni storici (Dirupo, Terravecchia, il pianoro del Convento) senza dimenticare le terrazze marine e il sistema collinare che in prossimità dell’abitato diventa calanchivo. Analogamente, i punti di forza di Scanzano J. sono da ricercare anche nel centro storico di Montalbano J. così come quelli di Policoro sono da ritrovare nella Rabatana di Tursi e nel santuario di Anglona, oltre che nel proprio patrimonio archeologico. Altri punti di forza territoriali, veri landmark, sono le masserie – villaggio utili a ospitare varie attività, soprattutto culturali e ricettive; questi luoghi andrebbero rigenerati nel vasto territorio della marina per rinsaldare i legami che tradizionalmente hanno avuto con le attività agro - pastorali qui praticate.
Dalle vocazioni, dunque, dovrebbero discendere i ruoli dei luoghi in una concezione olistica del territorio che, inteso come un “tutto”, dovrebbe essere interpretato anche con una intelligente operazione di marketing in cui si parli esplicitamente di “costa jonica lucana”, delle diverse “marine” di Pisticci – San Basilio, Pisticci – San Teodoro, Policoro, Bernalda – Metaponto, ecc. tra loro diverse ma riconoscibili come appartenenti al medesimo sistema.
Una lettura dei caratteri naturali e antropici della costa attraverso la semiologia, porterebbe a battezzarla “costa radiosa” visto che, orientata a sud-est è esaltata da una prorompente luminosità, da una bellezza e gioiosa serenità, condizione quest’ultima che antropologicamente i lucani jonici infondono a se stessi e ai turisti che già ospitano. La “costa radiosa” sarebbe il risultato di un consorzio tra i Comuni costieri accomunati dai medesimi obiettivi e dalle stesse speranze.
Mi rendo conto che affrontare questioni complesse sia operazione difficile, faticosa e persino scoraggiante; tuttavia, bisogna convincersi che a fronte di obiettivi importanti, qualunque approssimazione sarebbe una mera illusione di cui certo non abbiamo bisogno.
Mi auguro che queste brevi note non vengano furbamente interpretate come “il solito libro dei sogni”; ciò dimostrerebbe mancanza di visioni e incapacità a prefigurare il futuro prossimo. Gli eventuali malpensanti vadano a chiedere ai Sardi cosa era la costa dei Monti di Mola prima che, nel 1962, il principe Aga Khan, con altri imprenditori visionari, acquistasse i terreni per creare quella che oggi nel mondo è famosa come Costa Smeralda.
A proposito di visioni, mi piace pensare che al consorzio della “costa radiosa”, un giorno chiedano di aderire altri comuni costieri come Ginosa, Castellaneta, Rocca Imperiale e altri in virtù del fatto che i confini amministrativi spesso non coincidono con quelli socio – antropologici; insieme contribuirebbero ad un’offerta turistica più ricca e variegata. Si, perché mi piace ancora immaginare che il nostro territorio entri in concorrenza con importanti località turistiche italiane e mediterranee. Tutto è possibile, basta credere ai sogni, ma con serietà e senso di realtà!
Renato D'Onofrio
Facebook Social Comments