22Dicembre2024

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Auguri al prossimo sindaco. La tua sfida è ardua. Ci vorranno coraggio e competenze

E’ calato il sipario sulle elezioni per la scelta del prossimo sindaco di Pisticci. Tra poche ore uno tra Andrea Badursi e Vito Di Trani sarà incoronato dagli elettori come guida amministrativa del principale centro jonico.

I due contendenti sono arrivati al ballottaggio dopo aver superato un primo turno che ai nastri di partenza vedeva in campo ber nove candidati alla poltrona di palazzo Giannantonio. Nove persone che hanno avuto molto coraggio. Perché a ben guardare proporsi oggi come sindaco di Pisticci rappresenta una sfida più difficile e complessa rispetto al passato. Soprattutto rispetto a quei tempi richiamati ormai con memoria fumosa ed un pizzico di nostalgia da chi oggi può fare dei paragoni e riconoscere il contributo alla crescita del territorio che seppero dare i sindaci della prima Repubblica. Loro, però, sotto certi aspetti sono stati più fortunati. Hanno avuto una congiuntura economica più favorevole, una maggiore possibilità di attingere alle risorse del governo centrale e di finanziare le opere potendo creare debito, una più semplice opportunità di dare risposte concrete anche in termini occupazionali. E poi beneficiavano dell’aiuto di segreterie di partiti radicati, sempre aperti e molto ben strutturati. Capaci di rappresentare il prolungamento dell’azione di governo perché in grado di accollarsi con i loro apparati responsabilità e funzioni.

Oggi, invece, gli amministratori locali sono chiamati a fare gli scienziati della politica. Dovrebbero essere dei superuomini, ma rischiano seriamente di far la fine di Don Chisciotte. I contorni della sfida si sono fatti più stringenti. Innanzitutto sono soli, perché almeno a livello locale i loro partiti, spesso, di fatto, non esistono. E se esistono lo fanno su posizioni contrapposte. Va peggio per le coalizioni che sono cartelli elettorali costretti a stare insieme perché la legge lo rende conveniente e non per convincimento. Sono storicamente litigiose, poco coese e maledettamente mutevoli.

Ma le problematiche maggiori, volendo fare un’apertura di credito all’humus politico in cui si ritroverà ad operare il prossimo sindaco, sono di merito.
I trasferimenti di risorse dallo Stato ai Comuni diminuiscono ogni anno mentre la complessità delle problematiche da affrontare aumenta. I conti e la possibilità di compiere alcune operazioni finanziare sono sotto la lente d’ingrandimento del patto di stabilità. Pisticci regge ancora bene, ma sul suo bilancio incide positivamente la gestione di una discarica di rifiuti ormai satura. Quali conseguenze avrebbe la sua chiusura, annunciata come prossima, in termini finanziari?
Il nuovo sindaco dovrà studiare alla svelta come trovare i soldi che mancano, quelli senza i quali le sue ambizioni programmatiche rischiano di subire una fulminea cura dimagrante. Quello che serve è una specie di colpo di genio, un quid che consenta di superare l’ordinarietà di un bilancio che in pochi anni rischia di essere stravolta in negativo e di non poter più garantire i suoi equilibri.

Nel corso della campagna elettorale appena trascorsa mi è capitato di poter rivolgere una domanda a due politici nazionali venuti a Pisticci per sostenere i loro candidati. Uno era di centro destra e l’altro di centro sinistra. Ho rivolto loro lo stesso quesito (in buona sostanza chiedevo dove può andare a reperire risorse un sindaco mandato in bianco dal governo nazionale e che non volesse mettere le mani nelle tasche dei cittadini). Il fatto che due parlamentari di provenienza così diversa avessero dato la stessa risposta mi è parso molto indicativo. La strada sembra segnata. Occorre amministrare oculatamente, ridurre gli sprechi, tagliare i rami secchi ed attivare politiche virtuose e moderne in grado di valorizzare realmente le peculiarità del territorio. In alcuni casi bisogna immaginare di gestire i servizi consorziando i Comuni limitrofi. Non proprio un modello semplice da attuare per un territorio che ancora vive dietro il dualismo di due centri abitati in cui qualcuno pensa che la soluzione migliore sia separarsi o veder soccombere una comunità a vantaggio di un’altra.

Amministrare oculatamente non è una frase fatta. Basta un esempio per capire il livello della sfida. Se il Comune di Pisticci è in credito per una grossa cifra  con alcuni villaggi turistici che ancora devono versargli gli oneri di urbanizzazione, il prossimo sindaco ha il dovere di chiudere quest’annosa partita. Altrimenti non avrà invertito alcuna tendenza né creato un nuovo modello virtuoso, fatto di rigore e giustizia.

Il prossimo sindaco, inoltre, sarà il primo a fare i conti con la novità del Consiglio Comunale ridotto da 20 a 16 rappresentanti. Senza ulteriori allargamenti della maggioranza, per mandarlo a casa o quantomeno metterlo seriamente in difficoltà basta perdere il consenso di tre consiglieri. Vista la frammentazione del panorama politico locale il risvolto numerico rischia di favorire ancora meno la stabilità. Il sindaco dovrà essere un ottimo mediatore, ma l’insidia sta nel fatto che l’eccessiva esigenza di trovare i giusti equilibri si trasformi in immobilismo.

Si riduce, inoltre, il numero degli assessori ed anche su questo aspetto conviene riflettere, perché le deleghe assessorili restano ovviamente immutate e devono andare a coprire i vari settori amministrativi. Ogni assessore, pertanto, avrà in carico un numero maggiore di deleghe con aumento delle responsabilità e dei carchi di lavoro. La questione dell’impegno a tempo pieno, insomma, non riguarderà solo il primo cittadino, ma anche tutti i componenti del suo esecutivo, perché il lavoro di squadra è senza dubbio l’unica metodologia in grado di permettere umanamente di sopportare la mole e la pressione delle incombenze e di dare risposte adeguate alle aspettative.
Sarà determinante, pertanto, scegliere in maniera oculata i nuovi assessori, più che in passato. Occorre guardare alle capacità, alle competenze, ma anche alla disponibilità di tempo. Tanto più che i compensi da assessore sono poca roba rispetto a quanto può rendere l’attività privata di un bravo professionista che fosse individuato come capace di seguire con efficienza i settori a lui delegati.

La questione relativa all’efficienza di un governo cittadino si riflette inevitabilmente sul funzionamento della burocrazia. Senza una macchina amministrativa (dirigenti e personale) organizzata in modo da poter attuare le linee programmatiche che il prossimo sindaco vorrà darsi, risulta davvero complicato riuscire ad ottenere nel concreto dei risultati apprezzabili. L’apparato deve elevare a potenza i programmi politici e non esserne la radice quadrata.

In questo senso bisognerà pur fare i conti con la scarsa possibilità di procedere a nuove assunzioni.  Razionalizzare una struttura che è difficile anche svecchiare, proprio perché ai pensionamenti non si può far corrispondere un egual numero di subentri, è una della grandi sfide della prossima amministrazione comunale, chiamata obbligatoriamente a mettere ordine nella sua burocrazia ed a volte a riappropriarsi di competenze e ruoli che dovrebbero spettare alla politica, ma che invece sono nelle mani dei funzionari, se non altro perché sono questi a garantire la continuità amministrativa e quindi sono più informati delle stesse persone che eleggiamo per governarci. Anche in questo caso bisognerà gestire le finanze con oculatezza ed imporre un nuovo modello che possa superare la troppo consolidata prassi della premialità generalizzata.

C’è poi un ultimo aspetto legato alla qualità dei programmi. Quelli elettorali sono, giocoforza, troppo generici. L’occasione di approvare in Consiglio delle linee programmatiche più specifiche nei dettagli andrebbe colta con un approccio più scientifico.
D’altra parte il territorio di Pisticci è davvero particolare, per ampiezza, per la presenza di diversi centri abitati, di una zona industriale, di uno sbocco a mare, di un centro storico e di un centro più moderno, della collina, della pianura e dell’entroterra.
Per invertire la tendenza i nuovi amministratori dovranno sbrogliare il cubo di Rubik che da troppi anni ci rende prigionieri e riuscire a trasformare realmente in potenzialità una connotazione territoriale molto complessa ed unica nel suo genere, che da tempo, paradossalmente, sembra essere diventata il principale  ostacolo allo sviluppo. Solo così sarà possibile creare i presupposti del rilancio ed ambire nuovamente a proiettare Pisticci al centro del metapontino e, perché no, della Lucania intera.

Roberto D'Alessandro