25Dicembre2024

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La breve stagione turistica lungo lo Ionio, l’insopportabile paradosso

Anche quest’anno il turismo lungo la costa Ionica lucana sta volgendo al termine dopo appena un mese e mezzo dall’inizio. Da noi il turismo è una sorta di meteora che appare e scompare senza che ce ne accorgiamo; non se ne accorgono gli operatori direttamente interessati e non se ne accorge la gente comune che aspetta questo periodo tutto l’anno per sentirsi meno sola in una logica di scambi socio – culturali con coloro che scelgono i nostri luoghi. Sempre uguale a se stesso e sempre più contratto, quest’anno ancora di più a causa delle sfavorevoli condizioni meteorologiche e della crisi che interessa noi più di altri se paragoniamo la nostra debole industria turistica a quella delle regioni che hanno fatto di questo settore una importante voce della propria economia. In molti ripetono come un tormentone: “bisogna destagionalizzare l’offerta turistica”. Già, ma come?
A mio sommesso parere il problema è assai complesso ed è inopportuno banalizzarlo in poche righe con le solite formule sbrigative. Tuttavia un aspetto non va taciuto: è necessario che tutti si sforzino per uscire dall’incredibile paradosso di avere un clima straordinariamente mite da aprile a ottobre e ritrovarsi con una stagione turistica misera e breve. La Politica deve impegnarsi di più in questo settore per farlo diventare, se non  trainante dell’economia regionale, una voce molto più rilevante di quanto non sia. Come? Rendendo le località balneari più attraenti con interventi di valorizzazione, ma valorizzando anche le aree contigue, dalle contrade rurali ai nuclei storici dei paesi, ai sistemi monumentali e paesaggistici esistenti. Inoltre, la Politica farebbe bene a realizzare ciò che il mercato chiede, dai parchi tematici ai parchi naturalistici, dai musei ai luoghi per spettacoli, ecc., anche con l’obiettivo di ospitare “eventi” , oggi tanto richiesti perché anch’essi rivelanti il carattere dei territori. Indagini sociologiche rivelano che il turista contemporaneo (compreso il fruitore dei “villaggi”, oggi in declino rispetto ad alcuni decenni fa), è diventato più “viaggiatore” di quanto non fosse nel recente passato, più incline a scoprire luoghi sconosciuti nel meraviglioso intreccio paesaggistico – antropologico di un territorio. (A tal proposito, si veda Claudio Minca, “Spazi effimeri. Geografia e turismo tra moderno e postmoderno”, Cedam, Padova, 1996, pp. 123 – 133. L’autore, tra i vari aspetti, distingue il turismo moderno da quello postmoderno. Nel primo annovera i viaggi verso località sconosciute o poco note per ricercarne i caratteri inediti, nel secondo inserisce i viaggi verso luoghi turisticamente organizzati e controllati come i villaggi vacanza e i parchi a tema).
Bisogna convincersi, inoltre, che il turista contemporaneo vuole  raggiungere le località in tempi brevi e in sicurezza per se e la propria famiglia; pertanto andrebbero migliorate le reti infrastrutturali esistenti e ne andrebbero create altre. La ferrovia che costeggia lo Ionio, almeno nel periodo estivo, potrebbe essere attraversata da treni dedicati al turismo e, pur rischiando “il dito nella piaga”, la pista Mattei a 15 - 20 minuti dalle spiagge, andrebbe completata al più presto per dedicarla almeno voli charter.
Per dare concretezza operativa al ragionamento, si tenga presente che il Documento Preliminare al Piano Strutturale Provinciale di Matera, contiene una interessante analisi che, tra le altre cose, riflette sulla necessità di creare sviluppi non solo lungo la linea costiera ma tra le località marine e le corrispondenti località interne. Nel Documento si sostiene lo sviluppo relazionale lungo le direttrici interne di Nova Siri e Rotondella, tra Policoro e Tursi, tra Scanzano e Montalbano, tra la Marina di Pisticci, Marconia e Pisticci, tra Metaponto e Bernalda, oltre che tra le località strettamente ioniche. Tale scelta sarebbe realmente strategica sia per i siti marini oggi sottoutilizzati perché adibiti solo alla vacanza balneare, sia per i nuclei storici che, a poca distanza, invecchiano senza la speranza di una rigenerazione architettonica e socio – economica. Poiché, fuor di retorica, la Basilicata è tanto più interessante quanto più la si vede nella sua interezza, il ragionamento andrebbe esteso ad altre aree sulla base dello stesso principio di sussidiarietà appena esposto.
Potrebbe essere questo un modo di rispondere alle sacrosante richieste dei nostri giovani che, pur amando la propria terra, sono costretti ad emigrare per costruire il proprio futuro altrove? Probabilmente si. Orbene, se i politici dicono di avere a cuore i destini dei giovani, cominciassero a lavorare seriamente, cominciassero a gettare le basi per costruire qui “ l’altrove” dei nostri ragazzi.

Renato D'Onofrio