Quel 29 luglio '61 che ha segnato la nostra storia nel bene e nel male
- Post 29 Luglio 2016
Il suo nome ci riporta in mente quel lontano 29 luglio 1961, il giorno che cambiò la storia ma anche la geografia della Valbasento. Sono passati 55 anni da quella caldissima mattina, quando nella grande piana di Sant’Angelo di Pisticci, fino ad allora coltivata prevalentemente a pascolo e a frumento - alla presenza appunto di Enrico Mattei, del Presidente del Consiglio Amintore Fanfani del Ministro dell’industria, Emilio Colombo e di tante altre personalità politiche, militari e religiose dell’epoca, oltre ai primi cittadini di tutti i comuni della provincia - fu posta la prima pietra per la costruzione del grande stabilimento Anic che in pochi anni avrebbe dato lavoro a migliaia di operai.
Sulle rive del Basento, per assistere a quella storica cerimonia, furono migliaia le persone giunte da ogni angolo della regione, che vedevano nella iniziativa spiragli ma anche certezze, per la risoluzione dei gravi problemi occupazionali dell’epoca. Pastori, contadini, braccianti, artigiani, studenti, diplomati, laureati, per la maggior parte disoccupati, tutti si sentirono potenzialmente occupanti di una industria che, di li a poco, avrebbe trasformato l’economia di una delle zone più povere del sud d’Italia, che solo da poco aveva smesso di lottare per l’attuazione della Riforma Agraria.
Nella seconda metà degli anni 60, erano circa 6000 gli occupati Anic di Pisticci e tanti giovani, proprio attraverso il posto di lavoro e lo stipendio fisso, ebbero la possibilità di cambiare tenore di vita, acquistando o costruendo una casa e mettendo su famiglia. Un boom economico che nella Valbasento, proprio grazie a Mattei durò più o meno un paio di lustri andando di pari passo con quello nazionale e che registrò importanti conquiste da parte dei lavoratori occupati. Agli inizi degli anni ‘70 il potenziamento dell’Anic, con l’attivazione dell’impianto Ter - Poliestere (inaugurato dall’allora Presidente del Consiglio Emilio Colombo) la 3° e la 4°linea Acn, il potenziamento del Pam e la costruzione di una nuova centrale termoelettrica. Una fase positiva che, ovviamente, lasciava ben sperare per il futuro.
Poi, quasi a sorpresa, ma non tanto, i primi campanelli d’allarme, i primi scricchiolii e i primi timori sulla stabilità occupazionale. Da qui, lo sciopero generale dei comuni dell’area. Era il 1976, ma il bello (o meglio, il brutto), doveva ancora venire. Nell’autunno del ‘78, una grande mobilitazione dei lavoratori chimici della Valbasento che per 15 giorni presidiarono piazza Barberini a Roma, sottolineava la sempre più grave crisi delle fabbriche dell’area. Dall’81 all’87 furono firmati ben tre accordi di programma, ma i risultati furono scarsi e le cose man mano precipitarono con una produzione a dir poco disastrosa che determinò la falcidia di posti di lavoro, la cassa integrazione straordinaria, il prepensionamento, la mobilità, anticamera del licenziamento. Il resto, è storia recente. Una storia dolorosa che, purtroppo, ci fa ritornare in mente quel lontano caldissimo 29 luglio di 55 anni fa, legato alla presenza sulla nostra terra, di Enrico Mattei, il padre dell‘industria del “cane a sei zampe“. Una data che nel bene e nel male, ha comunque segnato la storia e la geografia della Valbasento.
Michele Selvaggi
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