Frana a Pomarico: il sindaco Francesco Mancini fa il punto della situazione
- Post 29 Maggio 2020
Le due priorità della città. La prima riguarda la battaglia che ogni giorno, con responsabilità e impegno, viene affrontata e combattuta per sconfiggere il Covid -19, l’altra tocca i problemi legati alla frana che nel gennaio 2019, in dimensioni inimmaginabili, cancellò gran parte del centro storico, in particolare tutta una zona prossima al centrale Corso Vittorio Emmanuele.
E’ trascorso quasi un anno e mezzo da quell’evento, ed ancora non si è riusciti a far eseguire l’importante lavoro di rimozione delle macerie. Ad impedirlo, diversi motivi, soprattutto burocratici e, naturalmente non escludendo i tempi tecnici necessari per dare il via ad una complessa operazione di pulizia che preluderebbe a quella che poi sarà la fase definitiva che completerebbe tutti gli interventi legati al dopo evento franoso.
Il primo cittadino di Pomarico, Francesco Mancini, da noi raggiunto, ha fatto il punto della situazione, sottolineando la necessità di dare presto il via ad un mirato piano di intervento per la rimozione delle macerie. “In pratica, si dovrebbe iniziare, ha spiegato Mancini, appena il Ministero avrà dato il via alla ordinanza di finanziamento (circa 9 milioni) del progetto, ipotizzando in questo modo, ma anche a voler essere ottimisti, almeno due, tre mesi e comunque entro la fine della prossima estate, per poter poi portare a compimento tutto il resto della complessa operazione, entro il 2021”.
Il sindaco, che non ha mancato di riservare un pensiero a testimonianza dell’impegno di Angelo Borrelli verso la città di Pomarico, visitata più volte dopo l’evento franoso, ha precisato che, una volta terminata questa operazione che comprenderebbe anche la sistemazione della parte rimossa ed anche una palificazione per il ripristino di viabilità, si potrà poi passare direttamente alla fase progettuale (fase 3), con un piano specifico di intervento che dovrebbe comprendere altri interventi necessari e in completa sicurezza, compreso quello di permettere alle famiglie sfollate di poter tornare nelle loro abitazioni. A tutto questo va aggiunta una mirata campagna di indagini geologiche e necessari studi geofisici per ridurre i rischi ancora esistenti, anche in zone circostanti il movimento franoso, come la zona Pesca di Nembo tristemente famosa per la tragedia che qualche anno fa colpì la famiglia Liccese con la morte della piccola Laura, schiacciata dal crollo di un muro di sostegno, mentre giocava.
Michele Selvaggi