18Maggio2024

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Torna la puzza a Pisticci Scalo

A volte ritornano. Come vecchi amici, ma pur sempre fastidiosi e insopportabili. I residenti di Pisticci scalo sono tornati, loro malgrado, a coabitare con i miasmi.
Il puzzo maleodorante che aveva catalizzato l’attenzione negli anni scorsi, tanto da far lievitare la rabbia dei cittadini del popoloso quartiere che, non una, ma più volte si riversarono dinanzi all’ingresso di Tecnoparco, sono riapparsi. Per nulla benvoluti. Lo confermano i post su Facebook di alcuni residenti a Pisticci scalo, che di recente hanno espresso la loro preoccupazione. “Non si respira: bisogna chiudere i balconi, è nauseante. Hanno ricominciato peggio di prima”, sono alcune delle frasi postate sul social network.
Il timore è che, dopo un periodo più o meno lungo caratterizzato da un fetore quasi inesistente o comunque di diverso tenore e impatto, ora per i cittadini di questa parte del territorio di Pisticci possa cominciare una nuova fase acuta di miasmi. La cui storia è pressoché decennale, se non di più: già nel 2005, infatti, dalle nostre colonne ci occupammo delle lamentele e delle denunce di alcune famiglie di Pisticci scalo. Da allora la situazione non è mutata, se non in peggio. Toccando l’apice nel 2012, quando in pieno agosto l’allora sindaco di Pisticci, Vito Di Trani, sollevò il caso andando di persona ad ispezionare gli impianti di Tecnoparco per capirne di più, dopo essere stato allertato da alcune persone residenti nella frazione pisticcese, stanche di dover passare l’estate con le finestre di casa rigorosamente chiuse e di non poter mettere il naso fuori.
Le analisi dell’Arpab confermarono, poi, che i miasmi provenivano proprio da quell’impianto e, per l’effetto, ne derivò un’intensa battaglia mediatica e politica. Battaglia che portò alla copertura delle vasche di decantazione dell’impianto di smaltimento dei reflui e all’installazione di particolari filtri che avrebbero dovuto abbattere i miasmi. Oggi, però, a giudicare da quanto scritto dai residenti, la problematica si è riaffacciata.

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno