23Dicembre2024

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Pisticci ricorda la funesta notte di Sant'Apollonia

Il 9 febbraio 1688 una frana uccise nel sonno tra 200 e 300 pisticcesi. Era la notte di Sant’Apollonia e nel baratro che si apri nella collina argillosa su cui sorge Pisticci fu ingoiata circa metà dell’attuale Terravecchia.

La frana si fermò miracolosamente ai piedi della Chiesa Madre, che non subì nemmeno una lesione. Ma i lutti furono tantissimi ed i soccorsi difficili. A quei tempi era tutto basato su una arcaica forma di solidarietà non organizzata e di certo non c’era la Protezione Civile.
La popolazione pisticcese, tuttavia, ebbe la forza di reagire tra mille difficoltà e volle sfidare la natura ricostruendo sulle macerie della frana e dando vita a quello che oggi è il rione Dirupo, uno dei luoghi più caratteristici del centro storico di Pisticci.
Sant’Apollonia è dunque il giorno della memoria dei pisticcesi, nonché il simbolo della loro tenacia e dell’attaccamento alla terra d’origine.
Per ricordare i morti di quella tragica notte l’amministrazione comunale ha organizzato anche quest’anno un programma commemorativo. L’operazione più importante, tuttavia, fu conclusa circa due anni fa, quando si decise di dare degna sepoltura ai resti mortali di quelle vittime, collocati in precedenza in un’area esterna al cimitero di Pisticci ed attualmente trasferiti all’interno delle mura cimiteriali, in un luogo più appropriato, dove tra l’altro è stato posto un cippo commemorativo.
In origine i morti della notte di sant’Apollonia furono seppelliti nel ventre della chiesa Madre, fino a quando, negli anni ottanta, per via dei lavori di riqualificazione e restauro della chiesa non si decise per il loro trasporto in un luogo di fortuna. Una collocazione provvisoria, che tanto provvisoria non è stata se alla loro definitiva sistemazione si è potuto provvedere solo due anni fa.
Anche quest’anno la notte di Sant’Apollonia è stata ricordata in modo appropriato e con le attenzione che essa merita.

La sera dell’8 febbraio le campane di tutte le chiese del territorio hanno suonato a stormo a ricordo delle vittime di questo evento tragico.
Il 9, invece, tutti i parroci hanno concelebrato una messa nell’abbazia del Casale. Al termine della cerimonia il sindaco Leone ha guidato un corteo, accompagnato da alcune classi di scuole del territorio, fino al cippo commemorativo, all’interno del cimitero, per un breve momento di riflessione.
Nell’occasione sono state anche premiate le classi vincitrici del concorso indetto appositamente per Sant’Apollonia. L’edizione dell’anno scorso è stata vinta dalla 1F e 2D della scuola Quinto Orazio Flacco di Marconia e dalla pluriclasse 4 e 5 di Tinchi. Oggetto del concorso era la Chiesa Madre e le sue influenze sulla vita del paese.
“Aver dato cristiano sepoltura ai morti di Sant’Apollonia – ha detto il sindaco Leone ai ragazzi – è motivo di grande orgoglio per noi, poiché in tal modo operiamo un segno di grande rispetto verso i nostri antenati. Ritengo che conoscere la nostra storia e scoprire la tenacia e l’attaccamento ai valori dell’appartenenza di chi ci ha preceduto sia un’ottima base su cui costruire quel futuro di cui voi sarete i protagonisti”.
In serata si è tenuto in chiesa Madre un incontro culturale sul tema “Frana della Notte di Sant’Apollonia”. Sono intervenuti, oltre allo stesso sindaco Leone,  l’assessore alla cultura Michele Sisto, gli storici Dino D’Angella e Giuseppe Coniglio e l’architetto Renato D’Onofrio.
In seguito si è svolto, sempre in chiesa Madre, il concerto lirico ad requiem a cura dell’accademia pianistica lucana “F. Busoni” sotto la direzione artistica del maestro Alessandro Vena che ha suonato il pianoforte. Come soprano, invece, si è esibita Mariantonietta Valente.