Itrec e contaminazione delle falde, interrogazione alla Commissione Europea
- Post 27 Dicembre 2017
Le gravi notizie relative alla contaminazione delle falde acquifere vicine all'impianto nucleare Itrec di Rotondella sono state portate all'attenzione della Ue.
In una interrogazione presentata dall'eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini è stato chiesto alla Commissione europea di far sapere se e quali azioni sono state messe in campo dalle autorità locali della Basilicata, per eliminare la fonte di inquinamento e garantire la tutela della salute dei cittadini così come prevede la direttiva Ue 2000/60/Ce.
L’Arpab della Basilicata - viene spiegato nell'interrogazione - ha denunciato che, a seguito di risultati relativi ad analisi effettuate a giugno 2016 nei pressi del sito di un ex impianto di produzione di combustibile nucleare dismesso, nel comune di Rotondella (Matera), è stata riscontrata la presenza nell’acqua di falda di tricloroetilene e cromo-esavalente, ritenuti rispettivamente “probabilmente” e “sicuramente” cancerogeni dallo IARC, con valori anche 500 volte superiori alla norma.
I primi sondaggi effettuati nel sito, e che avevano dimostrato gli stessi preoccupanti effetti - viene sottolineato nell'interrogazione -, erano stati effettuati a maggio 2015 ed erano stati comunicati all’Amministrazione comunale di Rotondella. Nonostante ciò, da allora, niente è stato fatto per proteggere la salute dei cittadini. Nell’area in questione, adiacente al comune di Rotondella, dove i cittadini hanno da sempre utilizzato quell’acqua per scopi agricoli e irrigui o uso domestico, si registra dei decessi dovuti a patologie tumorali, nel completo disinteresse delle autorità locali.
Da allora c'è stato un grave e assurdo silenzio e solo adesso, dopo che sono stati resi noti i drammatici dati sulle falde acquifere inquinate, e dopo la conferenza di servizio del 3 ottobre scorso a Rotondella, la Regione, Arpab, Sogin ed Enea hanno iniziato ad occuparsi concretamente degli interventi necessari per fronteggiare l'emergenza. Perché solo ora, viene detto che andrebbe rimosso il serbatoio e la relativa condotta del dismesso impianto Magnox (sono passati 30 anni); che occorre rafforzare la rete dei piezometri, anche a valle della Statale 106 ionica, al fine di indagare un’eventuale propagazione della contaminazione in varie zone del Metapontino; che occorre realizzare una barriera idraulica a valle del sito ed effettuare un monitoraggio mensile delle acque di falda all’interno ed all’esterno della barriera.
Perché tutto questo viene detto dopo decenni, nonostante fosse noto che il Centro Enea è uno dei siti nucleari più pericolosi d'Italia? Perché non sono mai stati fatti dei lavori di bonifica? E ancora. In che condizioni si trovano il fiume Sinni, la flora, la fauna ittica a ridosso dell’attuale e dei vecchi scarichi dell'Itrec?
Ora - ha concluso Pedicini - ci auguriamo che, anche grazie alla mia interrogazione, si faccia piena luce su tutto e che si intervenga rapidamente per tutelare la salute dei cittadini".