23Dicembre2024

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Note a Margine è la raccolta di poesie di Grazia Giannace

“Note a margine (71 poesie)” è il titolo della seconda raccolta di poesie di Grazia Giannace pubblicata, con la presentazione di Dino D’Angella, dalla Casa Editrice Archivia di Rotondella ad ottobre 2014.
Pur riconoscendo che parlare di poesia è difficile, non solo “perché la definizione di poesia non si può racchiudere in una formula” ma anche perché ognuno di noi ha una propria sensibilità, che è il risultato delle diverse esperienze e dei percorsi scolastici e lavorativi precedenti, devo ammettere che ogni volta che viene pubblicato un nuovo libro di poesie non si può fare a meno di parlarne.
Il titolo di questo libro potrebbe anche essere il biglietto da visita dell’autrice: il rispetto (oserei dire eccessivo, ma il rispetto non è mai eccessivo) per l’essere umano spinge la poetessa ad avvicinarsi all’altro con discrezione, a non essere mai invadente e a rimanere “a margine” della vita dell’altro, facendo, però, sentire la sua presenza e la sua vicinanza. Preciso che questa è stata la riflessione immediata che ho fatto quando, per la prima volta, mi sono ritrovato il libro fra le mani e non avevo ancora letto l’ultima poesia dove compare appunto l’espressione “a margine”.
Credo, tuttavia, che alcune poesie, e in modo particolare quelle dedicate al figlio, dove l’autrice dichiara di non voler essere per lui zavorra e di non  volergli presentare il conto, confermino la mia riflessione circa l’atteggiamento, il modo di fare di Grazia  che si concretizza in un esserci silenzioso.
Con parole ferme e decise, mai gettate per caso sui fogli bianchi, ma ricercate meticolosamente per dare un senso compiuto alla scrittura e lasciare un messaggio immediato, le poesie esprimono emozioni e sentimenti traendo spunto dai molteplici aspetti della vita quotidiana, dove tutto per l’autrice è fonte d’ispirazione: gli elementi naturali; la casa (vissuta nel ricordo, quella dell’infanzia, e, come rifugio dove ritrovarsi, quella attuale); la perdita delle persone care; la solitudine (che ci fa “maledire di essere uomini” e ci rende “gli uni agli altri invisibili”, conseguenza, forse, di una Comunicazione sbagliata, per cui non ci rimane che “modulare il silenzio”); la vecchiaia (che ci fa avvertire il peso della solitudine quando “d’estate […] passo dopo passo” arrivati “nella piazza larga del paese” si viene consolati da “un saluto, un gesto, una parola”); l’avvicendarsi delle stagioni (non solo meteorologiche) che portano con “un presagio d’autunno” anche il “knock-out dell’angoscia” perché non è il tempo a passare:”Passiamo noi”.
Alcune composizioni testimoniano il dialogo che ogni essere umano intrattiene con se stesso sul perché e sul come dell’esistenza immortalata nei suoi diversi momenti: infanzia, giovinezza, vecchiaia.
L’autrice, inoltre, nell’affrontare i vari temi critica la società odierna, ipocrita e piena di falsi miti, perché si “accontenta di sterili giardini” avendo ormai perso il suo “Eden” ed alla fine ammonisce anche la nostra terra in passato “centro di un mondo” e adesso capace di scoppiettare all’improvviso solo nel buio delle notti estive e così facendo ci regala delle piccole isole (perle) che formano ‘l’arcipelago Giannace’, ovvero il mondo dell’autrice, e le 71 poesie non sono più note a margine ma note musicali che insieme compongono la bella sinfonia del libro.

Giovanni Di Lena