Una convenzione inopportuna, ma il problema più grave è l'assenza di una vision amministrativa
- Post 23 Aprile 2018
“Quanto accaduto merita di essere chiarito completamente in ogni suo aspetto”, direbbe qualcuno. L’ultimo comunicato dell’Amministrazione Verri fa luce, almeno in parte, sulla imbarazzantissima vicenda relativa alla ormai famosa convenzione stipulata tra il Comune di Pisticci e il Comune di Bernalda.
Deve essere chiaro che non si ravvisa alcun profilo di illegittimità circa gli atti adottati dall’Amministrazione Verri, figuriamoci sotto il profilo penale, ci mancherebbe altro.
Il fatto, però, ha sicuramente dei risvolti sul piano dell’opportunità politica e, se vogliamo, dell’etica della Cosa Pubblica.
La cronistoria è ormai nota: il 3 aprile viene pubblicato l’elenco degli ammessi a partecipare ad un concorso per 2 posizioni da istruttore tecnico indetto dal Comune di Bernalda. Nell’elenco, tra i vari nomi – anche di altri validissimi tecnici pisticcesi – si legge quello dell’ing. Antonio Gatto che, tra le varie cose, è consigliere di maggioranza al Comune di Pisticci. Il 5 aprile, il Comune di Bernalda e il Comune di Pisticci stipulano una convenzione che consente al nostro Comune di attingere alla graduatoria anche di quel concorso per la copertura di eventuali posizioni vacanti.
Alla fine, a farne le spese, è il consigliere Gatto, che rinuncia a un suo diritto: quello di partecipare a un concorso che, stando al suo curriculum, aveva buone chance di vincere. Tuttavia, il nostro Paese non ha bisogno di martiri che si immolino sull’altare della Ragion di Stato. Sarebbe stato più utile ed opportuno un bagno di umiltà da parte dell’Amministrazione Verri: riconoscere l’errore e far cadere la convenzione.
Il punto è proprio questo: la visione del Paese. All’alba del terzo anno dell’Amministrazione Verri siamo ancora nel baratro finanziario e soprattutto amministrativo di cui si parla nel comunicato diramato da Palazzo Giannantonio. Un Paese fermo, sporco, ripiegato su se stesso. Una macchina amministrativa sotto organico e priva della minima guida politica. Una commissione sul Dirupo impantanata. Un centro storico dimenticato, una Marconia abbandonata a sé e una Marina priva di prospettive.
Il quadro desolante appena descritto ha effetti devastanti sull’iniziativa privata. Investire sul nostro territorio diventa così non solo un atto di amore, ma di follia. Per non parlare della diffidenza – per usare un eufemismo – mostrata in alcuni comunicati politici dai 5 Stelle di Pisticci nei confronti dell’impresa privata.
Per uscire dal baratro non servono martiri. Serve un’idea di Paese che, duole dirlo, a due anni dalle elezioni ancora non si vede.
Giuseppe D'Onofrio