Quali sono gli obiettivi prioritari che l’Amministrazione comunale intende perseguire nei sui cinque anni (diventati nel frattempo 4 anni e 4 mesi) di mandato? Con quali strumenti economici vuole centrarli? Attraverso quali politiche immagina di rilanciare lo sviluppo del territorio e la sua economia? Come pensa di governare, in ultima istanza, l’Amministrazione Di Trani? Sono domande che dopo otto mesi non hanno ancora avuto una risposta. In questo lungo lasso di tempo, infatti, il governo cittadino, eletto lo scorso giugno, non ha ancora approvato le sue linee programmatiche, un atto di fondamentale importanza attraverso il quale chi amministra spiega con chiarezza ed in maniera completa a chi è amministrato con quali obiettivi politici intende governare la città, esternando le sue idee. Ma in Consiglio Comunale le linee programmatiche non sono mai arrivate. La mancanza, grave, è già stata rimarcata dalle opposizioni (sarebbe clamoroso, a tal proposito, se si realizzasse l’ipotesi pur circolata di veder protocollata proprio dalla minoranza la richiesta di discutere l’argomento nella massima assemblea cittadina) e rappresenta, secondo indiscrezioni, anche qualche mugugno a mezza bocca all’interno della stessa maggioranza.
Ma i silenzi portano perplessità anche nelle persone, tanto più che in clima elettorale i candidati tutti avevano parlato di un territorio all’ultima spiaggia, bisognoso di un governo pienamente consapevole della cura per il suo rilancio. Una cura, però, che, una volta diventati amministratori è d’obbligo rendere nota, ovviamente con un approccio diverso rispetto alle semplificazioni elettorali ed alle anticipazioni relative al programma dei primi cento giorni, peraltro disatteso.
E’ pur vero che, recentemente interrogato in Consiglio sulla mancanza delle linee programmatiche, il sindaco Di Trani ha preso impegno affinché al più presto la questione arrivi ad essere discussa. Ma nel frattempo cosa ha impedito di conoscere il programma amministrativo della coalizione?
Le linee programmatiche non rappresentano un adempimento da attuare dietro sollecitazione e tanto meno una sorta di promemoria a posteriori, ma dovrebbero essere il credo fondante, il faro di riferimento di un’Amministrazione, anzi rappresentano lo scientifico obiettivo posto alla base di una coalizione che dovrebbe avere definito un’idea di governo già nella fase pre elettorale. Perché anche la politica, secondo una linea di pensiero, è una scienza. E per essere efficace non può cedere il passo all’improvvisazione. Con questo presupposto le linee programmatiche dovevano rappresentare una formalità da istituzionalizzare nel primo Consiglio utile. Perché è in questo modo che si dimostra ai cittadini che chi ha l’ambizione di governare un territorio è del tutto consapevole di come farlo. E poi si tratta di un atto dovuto, ai cittadini ed a chi deve controllare il buon operato dell’amministrazione. Le linee programmatiche sono l’abc della buona politica. La cosa più scontata ed ovvia da fare in tempi rapidi. Sono la consacrazione della serietà dell’impegno preso con gli elettori.
Al di fuori di questa impostazione il rischio è che si faccia coincidere il caotico incedere delle emergenze da fronteggiare con il programma amministrativo. Il rischio è quello di confondere i tantissimi impegni ed appuntamenti quotidiani, il disbrigo della mole di azioni ordinarie, le tematiche sollecitate dalle opposizioni con la sostanza del proprio mandato, integrato da singoli obiettivi, magari pur lusinghieri, immaginati a soggetto e centrati in ordine sparso, senza seguire una linea di priorità. Ma tutti concordavano, in fase elettorale, che Pisticci avesse bisogno di un governo in grado di andare ben oltre l’ordinario, di porsi sfide ambiziose e di rilanciare la comunità nel panorama metapontino. Per farlo occorre non solo avere le idee chiare, ma esternarle in anticipo, perché proprio queste rappresenteranno il metro di giudizio della buona o cattiva amministrazione, della sue efficacia e della sua capacità di essere “straordinaria” e di cambiare la fase più opaca della storia di questo Comune.
Roberto D'Alessandro
Il Quotidiano della Basilicata