Abbandonati, malati e costretti a vivere in condizioni disumane: la triste fotografia dei braccianti stranieri in Basilicata curati da Medici Senza Frontiere
- Post 21 Gennaio 2020
La ONLUS, nota per le sue meritorie attività nell'ambito delle emergenze umanitarie, è sbarcata nella nostra regione con una clinica mobile e nell'arco degli ultimi cinque mesi dell'anno appena trascorso, ha effettuato più di 900 visite ai migranti impiegati nelle campagne lucane come braccianti a chiamata giornaliera.
I dati emersi dal rapporto denominato "Vite a giornata. Precarietà ed esclusione nelle campagne lucane" risultano essere impietosi: 785 casi sono risultati di condizioni di vita e di lavoro umanamente indegne. La maggioranza dei braccianti risulta avere problemi di accesso alle cure del sistema sanitario italiano, sebbene il 30% di loro abbia dichiarato di essere in Italia da oltre 8 anni; meno della metà era in possesso della Tessera Sanitaria che nel 27% dei casi risultava essere scaduta: per i possessori ci sono difficoltà nel rinnovarla perché impossibilitati ad eleggere una residenza. Sì, perché la maggior parte di loro vive in condizioni fatiscenti all'interno di vere e proprie baraccopoli, casolari in rovina e vecchi capannoni abbandonati come nel caso de "La Felandina" di Metaponto, balzata agli onori della cronaca nazionale nella scorsa estate quando un rogo divampato all'interno di uno dei capannoni costò la vita ad una donna.
"Un paziente di 29 anni – ha dichiarato Gianluca Granà, uno dei medici dell'associazione - con una grave impotenza funzionale ai polsi dovuta verosimilmente a calcificazioni ossee e aggravata dal lavoro nei campi, non ha potuto ricorrere a una visita specialistica perché la sua tessera sanitaria era scaduta e non poteva recarsi nella precedente località di residenza per rinnovarla. Nonostante fosse in possesso di un regolare permesso di soggiorno, un ostacolo di tipo prettamente burocratico ha impedito il pieno accesso alle cure per questo paziente".
Uno stato di abbandono e di esclusione da far rabbrividire le coscienze: "La situazione era orribile – racconta uno degli operatori di MSF - le persone vivevano come gli animali, peggio degli animali. C'erano i rifiuti davanti alle case, non c'era il bagno, non c'erano le docce. Non era una situazione umana".
Sulla scorta dell'esperienza maturata in Basilicata, Medici Senza Frontiere evidenzia come il nostro Sistema Sanitario non sia ancora del tutto adeguato ai bisogni di lavoratori soggetti ad alta mobilità e soffra della presenza di barriere amministrative che non garantiscono l'accesso alle cure della medicina generale. La soluzione proposta è l'attivazione di ambulatori di medicina nei territori a forte presenza di stranieri e di servizi di mediazione linguistico-culturale nelle strutture sanitarie e la definizione di strategie atte a garantire soluzioni abitative dignitose nel lungo periodo alle persone di origine straniera presenti sul territorio.
Vittorio Ricchiuto