26Dicembre2024

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Alluvioni: cinquanta giorni per la resa dei conti

fabbris vb Riparte dal “Lago delle promesse mancate” la battaglia del comitato Terre Joniche per ottenere il giusto ristoro degli agricoltori e degli imprenditori colpiti dalle alluvioni del metapontino (marzo 2011, ottobre e dicembre 2013). “Questa lotta non si è mai fermata” tiene subito a precisare Gianni Fabbris, in presidio lungo la Pisticci Scalo – Pomarico, in contrada Santangelo, all’ingresso di quelli che una volta erano terreni agricoli, ma che oggi sono sommersi dall’acqua sin dallo scorso dicembre, a causa della rottura di un argine di contenimento del fiume Basento. “Anche la nostra azione ha fatto si che qualcosa su questo territorio arrivasse, si tratta di circa 40 milioni di euro”  precisa Fabbris in riferimento ai fondi stanziati per le tre alluvioni. “Ma oggi vogliamo sapere qual è l’effetto di questi fondi sul territorio, fondi che non sono certo arrivati agli agricoltori”. Fabbris introduce così il tema dei risarcimenti: “Deve essere chiaro che nessun lucano ha ancora visto un euro. I risarcimenti servono per il ristoro, almeno parziale, dei danni. Le misure per agevolare nuovi investimenti non sono risarcimenti, perché implicano che gli agricoltori mettano parte dei soldi”. Ecco perché, in sostanza, “le risorse che sono arrivate danno la percezione di essere poco efficaci”.

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Casualmente, peraltro, 40 milioni corrispondono alla cifra che computa tutti i danni denunciati dai privati in seguito alle tre alluvioni dal 2001 e del 2013. Ed è proprio questo un dei tre punti che sarà sviscerato nei prossimi 50 giorni di azioni annunciate nel prologo valbasentano e prossime ad essere meglio definite in un nuovo appuntamento sulla Jonica previsto per la prossima settimana. “Cinquanta giorni – dice Fabbris – in cui dobbiamo incassare i risultati delle promesse fatte. Sono trascorsi sette mesi dall’alluvione dello scorso ottobre, che provocò quattro morti. Il prossimo primo luglio, quando concluderemo la nostra azione a Monteascaglioso, saranno trascorsi sette mesi dall’alluvione di dicembre, che pure causò ingenti danni”
Tre, si diceva, sono i punti individuati come prioritari e sui quali è già in corso una interlocuzione con la regione Basilicata. Riguardo ai risarcimenti, Fabbris chiede “un accordo che definisca la questione. Dei circa 40 milioni di euro di danni, chiediamo che due terzi siano coperti con fondi pubblici, metà della regione, che ha un bilancio di 4,5 miliardi e, quindi, dovrebbe avere margine, e metà dal governo centrale. In Toscana, in Veneto ed anche nel ginosino gli agricoltori hanno avuto ristoro”. Altro punto: “La regione deve adottare un piano per la prevenzione delle alluvioni. Non si può continuare ad inseguire i problemi. Occorre riordinare le aree dei fiumi più esposte e risolvere le questioni infrastrutturali a partire dalla 106, che fa da argine durante le esondazioni”.
Non è un caso che per rilanciare la battaglia sia stata scelta località Sant’Angelo, a ridosso della zona industriale di Pisticci Scalo, laddove proprio la rottura di un argine del Basento ha creato il lago ieri ribattezzato “Mo…Mo” o “delle promesse mancate”, un’area ormai ex agricola, sommersa da dicembre, a cavallo fra le proprietà dei signori Armandi ed Aliani, per circa 20 ettari. Le loro aziende hanno avuto danni ingenti ed in pratica hanno perso tutto, senza percepire un euro di risarcimenti. “Possono darsi solo alla pescicoltura o alla coltivazione del riso” ironizza Fabbris. Eppure la sistemazione di quell’argine, divelto nel febbraio 2011, non sembra opera di grande ingegneria o di costi esorbitanti. Ma è proprio questa consapevolezza a far indignare di più. “I tempi della burocrazia sono lunghissimi e non si può pensare di portare la medicina ad un ammalato sul punto di morte”, rilancia Pinuccia Sassone in rappresentanza delle attività andate sommerse nell’alluvione di Marconia, al tavolo di Fabbris assieme alla Consulta del Fare di Montescaglioso, ovvero i commercianti che chiedono soluzioni rapide per superare l’isolamento di quella comunità in seguito alla famosa frana.
Fabbris, infine, ha introdotto l’ultimo dei tre punti sui cui darà battaglia nei prossimi 50 giorni: “Una grande opera di messa in sicurezza di questo territorio da finanziare con i fondi del bonus carburanti, la cui legge va cambiata”. I prossimi saranno giorni decisivi, di tavoli, incontri, trattative, manifestazioni e sollecitazioni. Perché “questa è una partita da chiudere e noi siamo determinati a farlo”.

Roberto D'Alessandro
Il Quotidiano della Basilicata