Un destino comune quello che, loro malgrado, ha legato per qualche anno Giovanni Giannone e Pasquale Bellitti, ex sindaci di Pisticci. Dismessa la fascia tricolore, i due si sono ritrovati coinvolti in altrettante inchieste penali come imputati, concluse con l’assoluzione. Per Giannone, eletto sindaco del Cdu nel 1998 e caduto nel 2001, l’accusa era di tentata concussione. Difeso dagli avvocati Amedeo Cataldo e Michele Porcari, il professore di Marconia era stato rinviato a giudizio per fatti risalenti al 2000 quando, da primo cittadino, avrebbe esercitato indebite pressioni su Vito Giuffreda, titolare dell’omonima impresa di costruzioni vincitrice dell’appalto per la costruzione del parcheggio multipiano, dicendogli di non gradire la scelta della ditta Giannone Gianluca per i lavori di sbancamento, in quanto il titolare aveva remato contro nella campagna elettorale. Secondo l’accusa, la ditta gradita era quella di Gaetano Grieco, politicamente a lui vicina. In caso contrario, l’ex sindaco non avrebbe garantito il pagamento del corrispettivo. Dopo lunga istruttoria dibattimentale il Collegio, composto dal presidente Lanfranco Vetrone e dai giudici Giuseppe De Benedictis e Giuseppe Di Giuseppe, ha accolto le tesi difensive, secondo le quali Giannone si sarebbe limitato ad esprimere preferenze per criteri di rotazione nell’affidamento dei lavori pubblici con prevalenza per imprese del posto, assolvendolo con formula piena. Bellitti, invece, era accusato di omissione di atti d’ufficio per fatti risalenti al 2006: pur avendo ricevuto la segnalazione di abbandono di rifiuti speciali in un fondo di contrada Sant’Angelo, non avrebbe adottato alcuna ordinanza per la loro rimozione. L’ex sindaco ha dichiarato di aver adottato l’ordinanza in ritardo perché tardivamente era a lui pervenuta la segnalazione. Il Collegio (Vetrone, De Benedictis e Di Giuseppe), ha accolto la tesi difensiva: non c’era alcuna prova della tempestiva trasmissione della segnalazione all’allora sindaco, e lo ha assolto. Bellitti era difeso da Amedeo Cataldo e da Bruno Oliva.
Piero Miolla