Il Museo dell'Amaro Lucano sarà allestito a Pisticci Scalo
- Post 21 Gennaio 2018
Una idea per raccontare la storia. Quella dell’Amaro Lucano. Presto, nello stabilimento di Pisticci Scalo, infatti, nascerà il Museo della grande Azienda pisticcese della famiglia Vena, produttrice dal 1894 di un liquore conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, appunto l’Amaro Lucano.
“Vogliamo parlare dell’orgoglio che ci lega alla nostra terra e trasformare il Museo in un biglietto da visita per l’intera Basilicata - spiega un documento che è anche un appello della famiglia Vena apparso a più riprese su alcuni giornali – Viviamo in un angolo d’Italia ricco di peculiarità e tradizioni antiche, ma ancora poco conosciuto. E’ importante per chi vi giunge, riuscire a cogliere la bellezza, anche nel tempo di una breve esperienza, specialmente in vista di un appuntamento decisivo per la nostra comunità come “Matera Capitale Europea della Cultura 2019”. Per questo – si legge ancora nel documento – vorremmo coinvolgere tutti voi nell’attività di recupero della memoria storica: chi desidera donare o rendere disponibili documenti, fotografie, manifesti, testimonianze, bottiglie ed altri prodotti Lucano storici, lasciati in eredità dalle precedenti generazioni, sarà citato e ringraziato ufficialmente nell’ambito della esposizione.
Confidiamo molto – raccomanda ancora la nota - nella calorosa ed attiva partecipazione della intera comunità”.
E’ importante per tutti i cittadini che hanno la possibilità di farlo, di rispondere all’appello della famiglia Vena che confida parecchio nella “calorosa e attiva partecipazione della intera comunità pisticcese”, per contribuire a realizzare nella sede di Pisticci Scalo una storica testimonianza, patrimonio non solo alla gloriosa famiglia Vena, ma di tutta la comunità. Nell’operazione museale sarà impegnato il noto architetto canadese di origini pisticcesi, Ralph Giannone che curerà la direzione artistica e l’allestimento del museo. L’architetto Domenico Martino invece si occuperà della Direzione Tecnica dell’opera.
Michele Selvaggi